top of page
Negazioni, 1992

​

L'attuale stesura di parte dei saggi qui raccolti è maturata a seguito di ampliamenti e correzioni apportate ai testi di alcune conferenze; queste furono presentate ad altrettanti convegni, tenutisi negli anni 1990 e 1991 a Lugano e Urbino, sulla cultura dell'Artificiale.

...

La parola Artificiale non ci impressioni o infastidisca, dato l'uso corrente del termine. Il discorso divergerà quasi subito. La riflessione, partita da un rivolgersi al mondo dell'artificiale con il solo intento, distaccato e critico, di ampliarne il concetto, ha finito, da un lato, per sfociare nel mondo dello Spirito, facendo aderire fra loro i concetti di artificiale e di spirituale, dall'altro per mostrare l'evoluzione dell'Essere. Quest'ultimo, non solo, partendo dal pensarsi gnoseologico, si è scoperto etico, ma anche, partendo da una posizione di distacco, si è riconosciuto coinvolto nei segni concreti del mondo e partecipe di essi.

...

Presto dunque l'Artificiale arriva a cogliere che il suo fine non ha solo una veste gnoseologica ma anche una tensione etica. L'artificiale sco­pre di costituire oggi un nuovo archetipo, un simbolo dei tempi nuovi, attraverso il quale l'uomo si cerca, si nega, si raggiunge.

...

In particolare nel sesto capitolo, dedicato alla Psicodialettica, saranno eviden­ziate, due ermeneutiche opposte, ma, a differenza di Ricoeur, che in­dividua come opposizione estrema quella che si stabilisce fra l'archeo­logia freudiana e la teleologia hegeliana, qui verranno scelte quella freudiana e quella junghiana. Esse, si dirà, attendono d'esser riunifi­cate in una sintesi di livello superiore, che non dovrà però essere una nuova proposta ermeneutica bensì una proposta diversa. Il fatto che essa venga fatta scaturire dalla fenomenologia hegeliana la rende una composizione che, pur situandosi ad un livello diverso dalle ermeneuti­che che vuole comporre, non si prospetta più né come vuota o come separata dal mondo e dalla società, come lo era la riflessione critico-trascendentale sviluppata all'inizio della modernità, né si presenta confusa nella partecipazione come lo sono le ermeneutiche.

L'interpretazione appare per molti, allo stato attuale della cultura, l'unica attività conoscitiva possibile e il rischio che essa comporta viene visto come il prezzo che la nostra domanda di senso deve pagare per procedere.

L'Essere del nostro tempo ha lasciato emergere da se stesso molte cose che chiedono d'essere interpretate. Per andare oltre l'assolutezza, l'io-penso pare doversi piegare all'io-interpreto. Se l'io-penso è stato il punto nodale per l'avvio della modernità, l'io-interpreto sembra rap­presentarne, per il momento, l'esito, o quanto meno il raggiungimento attuale.

bottom of page