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B12. Non leggetemi

Immagine del redattore: Luciano RossiLuciano Rossi

Il nostro secolo è abitato da molte persone piene di sé. Blog, tweet, video, profili fb, pagine e podcast ci presentano migliaia di individui che considerano così affascinante la loro personalità da credere che il mondo intero desideri conoscerla, offrendo così ai sociologi direttamente sulla loro scrivania un quadro così intimo della società quale mai nessuna epoca ha avuto. Anonimi, non nascondono nulla. Parlano e straparlano di sé.

Io sono una di queste odiose persone.

Per cui vi autorizzo, anzi vi prego: NON LEGGETEMI, VIVRETE BENE UGUALMENTE... ANZI ADDIRITTURA MEGLIO.

Detto questo, mi è d'obbligo comunicare che devo questa descrizione del "social-ista network" a Sarah Bakewell, che la colloca proprio all'esordio del suo ricco saggio su Montaigne (pensatore che abbiamo conosciuto due post addietro).

Ma Sarah Bakewell, dopo il SUO critico esordio, prosegue con una seconda considerazione: il desiderio di comunicare "in questo modo" la propria umanità non esiste da sempre; l'ha inventata il nobile e pigro Montaigne nel '500, il quale si mise a scrivere tutto quello che gli passava per la testa.

Accadde però, e a parer mio curiosamente, che i Saggi di Montaigne diventassero un classico importante; tanto che André Gide si accollò il il compito di redigere un'apprezzata selezione di quell'opera ponderosa, che Leonardo Sciascia non toglieva mai dal suo comodino.

Oggi gli scrittori net si sentono incoraggiati non tanto da Montaigne, dato che buona parte di loro manco sa che sia esistito, ma pure dagli storici contemporanei. Theodore Zeldin scrive per esempio (cito sempre la Bakewell) che "la grande avventura della nostra epoca è scoprire chi sono gli abitanti della Terra, un individuo alla volta".

...

(Ma l’incontro - con me e i miei prescelti - continua… e s’accresce; ritorna a leggerci dunque. Ci troverai mutati)

 
 
 
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