"... Un corrimano di quattro metri mi era entrato nel fianco... Mi aveva impalata. La punta scheggiata mi usciva dalla vagina... Un uomo me lo ha strappato con gesto deciso... In quell'attimo ho lanciato un urlo così forte che ha percorso interi isolati, ha gelato la grande piazza bagnata di pioggia, ha risvegliato la selva di spettri che popola le viscere della distrutta Tenochtitlan, ha fatto battere i denti ai teschi del Tempio Mayor. Un urlo così forte da mettere in fuga... la Morte che mi stava danzando intorno... Quel 17 settembre 1925 la Morte mi ha fissato negli occhi, ha osservato il mio corpo nudo, insanguinato... e quando stava per protendere le braccia verso di me... ho lanciato quell'urlo... ho urlato il mio "Viva la vida!" e la Morte è rimasta stupefatta...
Ho sempre preso la vita a morsi. Quel giorno le ho piantato addosso i denti e anche le unghie...
...
[Dopo l'ospedale] confinata nel mio letto della Casa Azul, la mia casa blu, da cui dicevano che non mi sarei più mossa... In quelle giornate eterne ho incominciato a dipingere. (prelievi da Pino Cacucci, Viva la vida! Feltrinelli)
(continua)
(per le mie idee fondanti del VIAGGIO vedi www.psicodialettica.it)