Invecchiare è una forma d'arte e solo coltivandola potremo fare dell'ultima stagione una struttura estetica, possente e memorabile. E non sarà secondario, nell'adempimento di tale compito, l'impatto del nostro volto disegnato dalle vicende e dai climi. Borges ci dice che un uomo, trascorrendo gli anni, popola il suo volto di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di astri. ... I giovani dovrebbero avvicinarsi ai vecchi esploratori, cui l'età dona una grazia non visibile a occhio nudo, con l'intelligenza e la curiosità che oggi merita tanta opera compiuta. Queste parole sono rivolte ai giovani perché questa intelligenza e ricchezza deve far parte del loro viaggio. La vecchiaia è una struttura, non un processo. In quella stagione il terreno fondante dell'essere si è spostato nelle regioni dell'anima, dove abitano altri dei, per conoscere i quali occorrono molti e lenti anni. I vecchi non cerchino la loro struttura nello specchio; essi non abitano più lì. Abitano altrove dove, secondo Eliot, son loro compagne la curiosità, le idee importanti, la trasgressione, le idee divergenti. Altri volti, e cieli ed esondanti miniere.
(continua)
(per le mie idee fondanti del VIAGGIO vedi www.psicodialettica.it)