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B27. Invito alla meditazione trascendentale


Corre quest'anno il ventennale della mia pratica di Meditazione trascendentale. Fui iniziato a tale via nell'estate del '97 e ricordo molto bene la mia difficoltà di partenza. Difficoltà che non esiste affatto nell'uomo che vi arriva non diversamente condizionato da pratiche meditative precedenti e tecnicamente diverse. Io invece provenivo da una vita contrassegnata da pratica e insegnamento di meditazione theravada, o hinayana, quella delle origini buddiste, o della foresta tailandese e birmana. Quando però quel nodo (conflitto con un diverso respiro) si sciolse e potei praticare le due vie in modo indipendente e separato, mi ritrovai con due strumenti formidabili a disposizione e rispondenti a scopi leggermente diversi, tanto che oggi scelgo di praticare o l'una o l'altra a seconda del bisogno della giornata.

Le due discipline possono venir conosciute in modi diversi fra loro. Mi spiego meglio. Mentre la meditazione buddhista è completamente illustrata (pur restando essenziale il contatto col maestro) anche in centinaia di volumi (io stesso ne posseggo una ottantina), la meditazione trascendentale non viene descritta in nessun volume e può esser rivelata solo dal maestro che rilascia questo insegnamento dietro precise condizioni, in particolare dietro due solenni promesse.

Ma la prospettiva dei benefici è grande e posso attestare che viene mantenuta. Quale è questa prospettiva? Risponde Peter Russell:

"La Meditazione trascendentale è una tecnica che permette alla mente di stabilizzarsi in uno stato meno eccitato. La persona sperimenta livelli sempre più quieti di pensiero, fino a raggiungere una completa quiete mentale. In tale stato l'attenzione è oltre, o trascende [da qui il nome], i normali livelli quotidiani di pensiero"

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