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B29. La pratica della libertà


La gamma di comportamenti e di pratiche che la società lascia a disposizione della nostra libertà individuale, la frazione di esistenza in cui possiamo vivere a modo nostro, può esser molto più grande di quanto pensiamo. La libertà va immaginata, poi voluta, imparata, decisa, progettata, perseguita, raggiunta, conquistata e infine conservata e praticata. La pratica appunto. È ciò che ci permetterà di conservare la libertà, di viverla momento dopo momento, respira dopo respiro.

Questo blog è dedicato, come sappiamo, al transito dell’uomo nella vita, alla riflessione circa il miglior modo di viverla. Ebbene ritengo che la vita si debba viverla anche con la migliore libertà possibile.

Di che libertà parliamo? Come ottenerla?

Parliamo di libertà dal desiderio, perché è da lì che nasce gran parte del dolore. Di libertà dai pensieri incessanti e caotici, perché generati da una scimmia pazza che salta di ramo in ramo.

La otteniamo percorrendo incessantemente i lati di un triangolo che ha come vertici la virtù, la conoscenza, la meditazione. "Vertute e conoscenza" vi ricorda qualcosa? Qui aggiungiamo la meditazione. Come fare in pratica? Per camminare il triangolo della libertà possiamo partire da uno qualsiasi dei tre vertici; è indifferente. Scegliamo dunque quello che ci risulta più facile. Percorreremo il sentiero in senso orario o antiorario? Ancora una volta non ha importanza. Facciamo come ci viene meglio. In meditazione non ci sono errori. Qualunque cosa faremo, quella sarà meditazione. A patto di farla però. Come viene, viene... ma facciamola. Restiamo lì seduti per tutti i venti minuti prescritti.

Una sola indicazione ancora. Non desiderate di meditare bene, perché in tal caso cadremmo subito nel desiderio, che è proprio quello che vogliamo evitare. Non dite mai dunque che "oggi non siete riusciti a meditare bene come ieri". Il verbo riuscire in meditazione non c'è.

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