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A3. Lo specchio. All'improvviso.

C’erano momenti in cui se ne dimenticava proprio dell’età, perché era fresco il suo pensiero, che, come un ragazzo, correva nel bosco lungo la scoscesa.

Poi accadeva, ed era sempre all’improvviso, che incontrava lui, lo specchio; che con uno schiaffo lo colpiva, innocente come un risveglio, ché altro non sapeva fare.

Tutto mutava allora in un istante. Ogni cosa lo assaliva dall’incredula vista del volto devastato che un attimo prima era fanciullo. Si staccavano dallo specchio, e gli tornavano dentro e lo invadevano tutto: i dolori alle ossa, le gambe svuotate d’ogni fuoco, la testa confusa.

- oddio sì, quella macchia c’è ancora.

E poi, è appena sussurrato, ma lo dici proprio: - sono stanco, non posso uscire, cadrei di pochi passi.

È lo specchio più sincero del reame quello che ti guarda, l’ampolla della stanchezza immediata, il foglio che ti cade di mano.

- Avevo scordato, sì, il mio respiro pesante. Meglio un libro, meglio, la poltrona.

Piano, piano, scricchioli e lo fai. Raccogli il foglio e vai nella tua stanza; ma: - è solo la faccia – ti dici, fuor di specchio – e a quella, a quella io non ci credo.


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