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A6 - Alcuni incipit che amo

Aggiornamento: 16 set 2019

Venerdì 7 novembre. Concarneau è deserta. L’orologio luminoso della città vecchia, che s’intravede al di sopra dei bastioni, segna le undici meno cinque ... Sul Quai de l’Aiguillon non una luce. Tutto è chiuso. Tutti dormono. Soltanto le tre finestre dell’Hotel de l’Admiral, all’angolo tra la piazza e il molo, sono ancora illuminate. (Simenon, Il cane giallo)


Io sono una maga delle spezie. So usare anche il resto. Minerali, metallo, terra, e sabbia, e pietra. Le gemme splendenti di luce fredda e limpida. I liquidi che ti accendono gli occhi di colori variopinti. Ho imparato tutto sull’isola. Ma la mia passione sono le spezie. (Divakaruni, La maga delle spezie)


Bisognerebbe vivere a posteriori. Decidiamo tutto troppo presto. Non avrei mai dovuto invitare quel tizio a cena. Una resa affrettata, dalle conseguenze disastrose. È vero che la pressione era fortissima. Tutta la tribù si era accanita ... (Pennac, La passione secondo Therese)


La nebbia avvolge la capitale. I vetri del museo sono appannati. Alcune gocce di pioggia, qua e là, li attraversano, lasciando sottili scie trasparenti. I corridoi tacciono. E il buio, profondo come una voragine, è tornato a regnare. Jean Luc prende un respiro lungo. Guarda la pioggia cadere. Sa che, per qualche ora, grida, risate e sirene lo lasceranno in pace. (Anonimo)


Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: “Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti.” Questo non dice nulla. È forse stato ieri. (Camus, Lo straniero)


Arriviamo dalla grande città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone e noi una piccola valigia a testa. (Kristof, La trilogia della città di K)


Ascoltate. È ancora il tramonto sul colle dell’Assekrem. Giallo, ocra, azzurro, oltremare, carminio. Cielo, terra, montagne, valli. Tutto. Ma giù nella gola c’è già il crepuscolo e la notte. Rosa, terra bruciata, viola, nero. Il nulla, laggiù. (Maggiani, Il viaggiatore notturno)


Questa è la storia più triste che abbia mai sentito. (Ford, Il buon sodato)


Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa ... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire ... Ci stavamo in più di mille, su quella nave ... eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo ... la vedeva. (Baricco, Novecento)


Per iniziare ricorderò che io nacqui ... (Dickens: Davide Copperfield)


Un sabato pomeriggio di novembre volgeva all’ora del crepuscolo e la selvaggia terra di Egdon imbruniva (Hardy, Ritorno alla brughiera)


Tutte le famiglie felici sono simili, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. (Tolstoj, Anna Karenina)


Uscivo da un teatro dove ogni sera comparivo sul proscenio nella gran tenuta di spasimante. Talvolta era pieno il teatro. Talvolta vuoto. (Menard, Sylvie)


La risposta del signor marchese Croismare, caso mai dovesse rispondere, darà l’avvio a questo racconto. (Diderot, La monaca)


Tutti ormai lo chiamavano Don Ciccio. Era il dottor Francesco Ingravallo, comandato alla mobile: uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai casi, onnipresente sugli affari tenebrosi. (Gadda, Il pasticciaccio)


Ho lasciato, il 2 febbraio, a 23 anni, Roma per Milano. Ho lasciato la letteratura, la casa agiata del miei, la nevrosi di figlio unico. (Ottieni, La linea gotica)


L’ho sollevato di peso e messo sulla carriola. Era mattino presto; l’aria di maggio traversata da rondini. Poi sono sceso verso il bosco, in una via tra gli alberi. Sulla carriola avevo messo anche picco e pala. Lotar, rottweiler di 11 anni, era venuto a mancare. Andavo a seppellirlo. (Pardini, Ritratto di cane)


Vorrei che mio padre e mia madre, o, meglio, tutti e due, come era loro dovere, avessero pensato a quello che facevano, allorché mi misero al mondo. Diamine! Avrebbero dovuto considerare le conseguenze di certi loro atti! (Sterne, Tristram Shandy)


Signor giudice, vorrei tanto che un uomo, un uomo solo, mi capisse. E mi piacerebbe che quell’uomo fosse lei. (Simenon, Lettera al mio giudice)


... la prima cosa che forse vorrete sapere è dove sono nato, che genere di schifosa infanzia abbia avuto, e cosa facevano i miei genitori, e tutto il resto, prima di avere me e tutto quel genere di scemenze alla David Copperfield, ma a me non mi va di parlarne. (Salinger, Il giovane Holden)


La mattina del giorno in cui lo avrebbero assassinato, l’architetto Garrone uscì di buon’ora. (Fruttero e Lucentini, La donna della domenica)


Per giorni e giorni i resti dell’esercito in rotta attraversarono la città. Non erano soldati, ma orde sbandate. Gli uomini, con la barba lunga e sporca, le uniforme a brandelli, camminavano con passo stanco, senza bandiera, senza capi. (Maupassant, Boule de suif)


Cara amica, come vedi mantengo la parola; cuffie e fiocchetti non occupano tutto il mio tempo; me ne resterà sempre per te. (Laclos, Le relazioni pericolose)


Che sia bello o brutto tempo, ogni sera verso le cinque, è mia abitudine andarmene a passeggio al Palais Royal. Sono io quel tipo sempre solo, seduto a fantasticare sulla panchina del viale d’Angerson. (Diderot, Il nipote di Rameau)


Come si erano incontrati? Per caso, come tutti. Come si chiamavano? E che ve ne importa? (Diderot, Jacques le fataliste)


Giallo timido di primavera anticipata, e il viola e il blu delle primule. Nostalgia del Vertano, delle marcite d’alloro sotto casa, e del verde subito avvizzito dal gelo notturno. (Siciliano, Diario)


È un altro paesaggio. Tutt’un altro viaggio. Il pullman non gli assomiglia, nemmeno quello. Eppure c’è qualcosa che le fa ricordare, che le richiama alla memoria proprio quel viaggio, in modo chiaro. È passata un eternità. Ero solo una ragazzina. Una piccola bambina coraggiosa seduta tutta sola su un autobus stracolmo. (Stien, Veranda al sole)


Ho aperto gli occhi. La gamba mi faceva male. Non era la gamba di prima. L’altra. Il dolore era una pianta rampicante. Un filo spinato che s’attorciglia. Una cosa travolgente. Rossa. (Ammaniti, Io non ho paura)


Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre è un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io nacqui. Il mio nonno materno faceva il notaio e aveva una buona clientela. Fortunato in tutto, aveva speculato con profitto ... (Poe, Le avventure di Gordon Pym)


In una giornata triste, buia e troppo silenziosa, con un cielo di nuvole basse e pesanti, dopo aver cavalcato da solo per un tratto di campagna particolarmente desolato, verso sera, mentre le ombre si facevano sempre più lunghe, mi ritrovai di fronte alla malinconica casa Usher. (Poe, Casa Usher)


Mi chiamo Julien a sono di Nantes. Deputato alla convenzione, amico di Marat e di Canton, ebbi un contrasto con Robespierre e arrestato la sera stessa fui condannato a morte. All’alba del 18 brumaio 1793 – era un lunedì e pioveva – fui portato sul patibolo e ghigliottinato. (Lucarelli, Racconti)


Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida; le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro: è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcantara. (Saramago, Ricardo Reis)


Stavo per superare Salvatore quando ho sentito mia sorella che urlava. Mi sono girato e l’ho vista sparire inghiottita dal grano che copriva la collina. Non dovevo portarmela dietro, mamma me l’avrebbe fatta pagare cara. Mi sono fermato. Ero sudato. Ho preso fiato e l’ho chiamata. – Maria? Maria? (Ammaniti, Io non ho paura)


Silenzio. Notte.

Inquadratura esterna, da lontano, di un teatro dai finestroni intensamente illuminati nel buio.

Fragore improvviso. Luci.

Inquadratura interna del foyer del teatro gremito per la prima di un’opera lirica. (Moresco, L’insurrezione)


Le stagioni hanno rinnegato le antiche consuetudini. Il loro equilibrio si è rotto, spezzato come gli arti di un gigante che non riesce più a percorrere monti, valli, pianure. Prigioniero della sua disgrazia. Pioggia, vento o neve può così accadere che si riversino su di noi nel momento più inaspettato. (Pardini, Il puma)


Lo incontrai per la prima volta in un giorno d’estate. Lo ricordo di preciso. Era l’anno 2000.

Presentato da un amico comune, veniva a portarmi un manoscritto per un’eventuale sua pubblicazione. Non più però un fascio di fogli come s’usava un tempo, quando ho iniziato questo mestiere avaro, ma semplicemente dei floppy, alcuni floppy, che levò da una piccola borsa e posò lì sul mio tavolo, dalla sua parte, sul bordo, vicino a sé. (Luciano Rossi, La scala di Shepard)




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