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A9 - I libri e la muraglia (riscrittura da J. L. Borges)

È inquietante che sia stata la stessa persona, l'imperatore Shih Huang Ti, sia a costruire la muraglia cinese, sia a bruciare tutti i libri scritti prima di lui. L'accostamento non sorprende; le due cose sono legate. La muraglia lo avrebbe protetto dai nemici esterni, i libri denunciavano le sue malefatte. In entrambi i casi l'imperatore, con i suoi editti, si proteggeva dalla morte. Libri e muro riguardavano l'immortalità. E lui sognava dietro di sé una dinastia immortale: tutti gli imperatori che gli sarebbero succeduti, avrebbero appartenuto alla sua stirpe.


Si dice anche che tutti i possessori dei libri, confiscati ed arsi, fossero stati condannati ai lavori forzati a vita, impegnati nella costruzione della muraglia.


Ma le sue giornate erano turbate da un tormento: lui sapeva che non sarebbe andata così. Un imperatore più forte di lui avrebbe valicato la muraglia, altri autori avrebbero scritto nuovi libri. Libri che avrebbero insegnato a valicare la muraglia.


Non sorprenda nemmeno che queste righe, che Borges non ha scritto, sui giorni di Shih Huang Ti, rivelino tanto la ricerca di una nuova misura della brevità, quanto la giusta forma della misura.


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